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leo-lanfrancocarando-silviocarando-ettoreDurante la lotta partigiana, le figure dell’antifascismo che avevano anche subito arresti e carcere, dopo aver aderito, come si è già detto anche loro alle varie formazioni partigiane, si dedicarono ad istruire noi giovani che vissuti sotto il fascismo, di democrazia e libertà sapevamo ben poco.

Nacquero i vari giornali clandestini e volantini ciclostilati.
Il mio maestro fu Ottavio Pochettino, vecchio militante socialista, che mi portò più volte con se alle riunioni di zona, che il Partito Socialista Italiano, allora P.S.I.U.P. teneva clandestinamente in una sala dell’albergo Delfino di Villafranca.
Organizzatore era l’indimenticabile Renzo Pronino, diventato poi sindaco di quel comune, dopo la Liberazione.

L’albergo Delfino serviva anche ai comandanti partigiani per i loro incontri.
Ed è proprio lì che la notte del 5 febbraio 1945, la famigerata banda dei criminali fascisti di Novena, in seguito ad una spiata, della quale dirò meglio più avanti, cattura e tortura prima di fucilare davanti al municipio, il comandante Leo Lanfranco ed i fratelli Carando.
La spia, che avida di denaro per 30.000 lire, diecimila a persona, ha fatto trucidare i tre capi partigiani era una straccivendola di Villafranca, di nome Ottavia.
Essa veniva anche settimanalmente a Pancalieri, e si faceva sentire col ritornello «gnune strasse», Catturata in seguito dai partigiani, venne giustiziata.

Allora sul torrente Pellice esisteva un ponte di legno, mai più ricostruito, che collegava con pochi chilometri Pancalieri a Villafranca.
La manutenzione era curata dal «purtunè» di nome Vincenzo Tealdi, denominato, chissà perchè, Erode, quarantasettenne originario di Villafranca, che  si faceva pagare il pedaggio giorno e notte, poichè viveva in una baracca sulla sponda dalla parte di Pancalieri.
Purtroppo, dopo aver tenuto la bocca chiusa fino a quando i partigiani di «Milan» erano di stanza nelle cascine vicino al Pellice, si mise a spifferare, quando questi si trasferirono nell’astigiano

Il comando della polizia partigiana era nelle frazioni di Villafranca, e sovente gli appartenenti ai nuclei di polizia dei vari comuni, specie il nostro, transitavano sul ponte.
Forse per motivi dovuti alla sua ignoranza, quando passavano i partigiani, a loro diceva quando erano passati i tedeschi o fascisti e viceversa.
Il «viceversa» gli costò la vita.
Venne eliminato il 21-12-1944.
Il suo corpo fu ritrovato in regione «Martina» il 24-3-1945.
Ad aiutare il becchino Solavaggione a disseppellirlo, andò anche mio padre; era una domenica sull’imbrunire.
Si diceva allora che avesse una relazione con la straccivendola Ottavia, e che questa si sia vendicata con la spiata sopra ricordata.

(Atto di morte n°31 del 25-3-45 del comune di Pancalieri).

Dal libro: La bottega del ciabattino” di Giovanni Senestro ed. Alzani.

Giorgio 2013