NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin-top:0cm; mso-para-margin-right:0cm; mso-para-margin-bottom:8.0pt; mso-para-margin-left:0cm; line-height:107%; mso-pagination:widow-orphan; font-size:11.0pt; font-family:"Calibri",sans-serif; mso-ascii-font-family:Calibri; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-hansi-font-family:Calibri; mso-hansi-theme-font:minor-latin; mso-fareast-language:EN-US;}

Informativa estesa sull’uso dei cookie

Informativa in adempimento degli obblighi previsti dall’Art. 10 della Direttiva n. 95/46/CE, dalla Direttiva 2002/58/CE, come aggiornata dalla Direttiva 2009/136/CE, dell’articolo 13 del Decreto Legislativo 30 giugno 2003, numero 196, e dal provvedimento generale (doc. web n. 3118884) del Garante per la protezione dei dati personali, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014, registro dei provvedimenti n. 229 dell’8 maggio 2014 in materia di Cookie, recante “Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa e l’acquisizione del consenso per l’uso dei cookie”.

Definizioni

I cookie sono brevi frammenti di testo (lettere e/o numeri) che permettono al server web di memorizzare sul client (il browser) informazioni da riutilizzare nel corso della medesima visita al sito (cookie di sessione) o in seguito, anche a distanza di giorni (cookie persistenti). I cookie vengono memorizzati, in base alle preferenze dell’utente, dal singolo browser sullo specifico dispositivo utilizzato (computer, tablet, smartphone).

I cookie possono essere tre tipi:

· I cookie tecnici sono quelli che vengono usati per fornire il servizio in modo migliore a chi ne usufruisce.

· I cookie di profilazione sono “volti a creare profili relativi all’utente e vengono utilizzati al fine di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dallo stesso nell’ambito della navigazione in rete”.

· I cookie di terze parti sono cookie vengono, invece, impostati da un sito web diverso da quello che l’utente sta visitando. Questo perché su ogni sito possono essere presenti elementi (immagini, mappe, suoni, specifici link a pagine web di altri domini, ecc.) che risiedono su server diversi da quello del sito

Tipologia dei cookie utilizzati

Questo sito utilizza solamente dei cookie tecnici e cookie di terze parti allo scopo di migliorare l’esperienza di navigazione. L’utente può negare il proprio consenso all’utilizzo dei cookie, anche disabilitando preliminarmente la funzione dal proprio browser. Questo sito non utilizza alcun cookie di profilazione.

Gestione dei cookie

L’utente può decidere se accettare o meno i cookie utilizzando le impostazioni del proprio browser. L’impostazione può essere definita in modo specifico per i diversi siti e applicazioni web. Inoltre i migliori browser consentono di definire impostazioni diverse per i cookie “proprietari” e per quelli di “terze parti”. Si riportano in seguito alcuni link contennenti le guide per accedere al pannello di controllo dove è possibile definire se accettare o meno i diversi tipi di cookie e procedere alla loro rimozione.

 

L'IMPEGNO POLITICO di LUDOVICO GEYMONAT

Scritto da Sergio Dalmasso. Postato in Notizie

CIVILTÀ COME MILIZIAGeymonat

È chiaro che il nome di Geymonat sia legato precipuamente al lavoro di filosofo.[…] In una intervista, in occasione dei suoi 80 anni, dichiara: «Dovessi rinascere non farei il filosofo, ma sarei un uomo impegnato nei problemi sociali e politici, dove la filosofia è necessaria, ma non sufficiente»


La coerenza, l’intransigenza morale (chiara l’ascendenza di una morale calvinista- valdese ereditata dalle valli da cui proveniva suo padre) lo accompagnano per i decenni della sua vita e segnano la sua opposizione al fascismo, da un pestaggio subito al primo atto politico effettivo, nel 1929, quando con altri studenti (Treves, De Bernardi, Segre, Mila, Bertini, Antonicelli, Muggia e un insegnante liceale, Umberto Cosmo) firma una lettera di solidarietà a Benedetto Croce, attaccato personalmente da Mussolini per aver criticato il Concordato fra Stato e Chiesa.
[…]Laureato in filosofia nel 1930,[...]è ammesso direttamente al terzo anno di matematica che termina nel 1932 (tesi di analisi matematica con il professor Guido Fubini). In questa facoltà è assistente sino al 1934, quando deve lasciare l’incarico perché non iscritto al Partito Nazionale Fascista.
Si reca in Austria per un breve periodo di studio […] in questo periodo, come nel precedente (1932) breve
soggiorno in Germania, il controllo di polizia è continuo.[…] Nel 1935 la perquisizione al suo appartamento, per il sospetto di appartenenza alla setta Giustizia e Libertà.
Insegna, escluso dalle scuole statali, presso l’istituto privato Giacomo Leopardi, retto da Carlo e Luigi Massara, antifascisti di formazione cattolica, dove è collega di Cesare Pavese, anch’egli non iscritto al partito fascista e controllato dalla polizia5.
Tra il 1940 e il1941 l’incontro con il Partito comunista, attraverso la figura Luigi Capriolo, operaio, per 12 anni carcerato o confinato, quindi partigiano (sarà impiccato a Villafranca Piemonte il 31 agosto 1944). […]
L’iscrizione al partito, ad una sezione clandestina di Torino,[…]

La guerra di liberazione

Questa scelta etica è alla base della sua partecipazione alla clandestinità e alla guerra partigiana. Attivo, a livello nazionale, nell’estate 1943, tra il 25 luglio e l’8 settembre, già prima dell’armistizio comprende che la guerra non è finita.
È ufficiale di cavalleria a Pinerolo, Pompeo Colajanni (Barbato) che ha già da settimane preso contatto con gli antifascisti piemontesi, da Giancarlo Pajetta, inviato dal partito per contattarlo, a Pietro Comollo, Antonio Giolitti, Ermes Bazzanini, Ada Marchesini Gobetti, Giorgio Agosti, Mario Andreis, Vindice Cavallera, lo stesso Geymonat.
Le valli del cuneese vedono, al momento dell’armistizio, lo sbandamento della IV armata.
È del 9 settembre il primo appello degli antifascisti agli sbandati: non abbandonare le armi, tenersi pronti, resistere alle truppe tedesche che stanno entrando nel cuneese (il 12 sono a Cuneo) ed iniziano il disarmo dei militari italiani.
L’11 settembre, nella casa di Geymonat, a Barge, si incontra un piccolo gruppo che, nella notte, guidato da un contadino, sale verso il monte Bracco, dove si forma il primo nucleo partigiano Lo guidano, con compiti diversi, Barbato e il filosofo, non più giovanissimo (l’età di 35 anni è da vecchio, nella lotta armata).

[...]Il nucleo partigiano si allarga ed è subito attivo, [...]

Tante le azioni:
23 ottobre incursione a Cavour, in novembre, il 7 a Crissolo attacco a due caserme, il 13 a Saluzzo liberazione di un partigiano catturato, il 16 nasce il primo battaglione Carlo Pisacane con tre distaccamenti e con una struttura precisa:

  • comando militare con Barbato, Aldo Petralia (altro siciliano) e Giovanni Latilla,
  • commissari politici Pietro Comollo e Antonio Giolitti[...]


L’attività continua:
il 17 a Venasca si prendono contatti con la guardia di frontiera, il 2 dicembre si ha l’attacco al campo d’aviazione di Murello, il 20 dicembre a Cavour i partigiani bloccano il rastrellamento di giovani delle classi 1924 e 1925.
Addirittura l’attivismo viene ritenuto eccessivo e suscita qualche critica.

Pietro Comollo accusa Barbato di aver troppa fiducia nella popolazione, di condurre una “guerra di espansione”, di preferire iniziative audaci al necessario lavoro di consolidamento.
L’offensiva nazifascista si sviluppa a fine dicembre 1943.

Il 21 a Cavour si assiste alla prima impiccagione di un partigiano, a Barge vengono bruciate alcune baite. La settimana successiva i tedeschi risalgono la valle Po.

Il battaglione Pisacane tiene, ma il comando è trasferito in pianura.

Il suo nome cambia in Quarta brigata Garibaldi Cuneo, a dimostrazione di un rafforzamento, nonostante una nuova fortissima offensiva tedesca, nel marzo 1944, che interessa le valli del cuneese e del torinese.

A premere per una dislocazione di parte almeno delle forze in pianura è soprattutto Isacco Nahoum (Milan) che avrà un ruolo centrale nell’insurrezione di Torino.
Colpire il nemico nelle vie di comunicazione stradali e ferroviarie, le linee telefoniche e le centrali dell’energia elettrica, i magazzini, i piccoli presidi militari alla periferia delle città, diviene centrale nell’attività degli uomini di Barbato che si spostano dalle montagne alla pianura e allacciano rapporti con la Langa.

Il loro ruolo diviene più importante dall’estate 1944, dopo che, con gli sbarchi alleati in Normandia e in Provenza, il controllo dei passi alpini diviene determinante (i tedeschi ne occuperanno la gran parte nelle valli Po e Varaita).
Altri rastrellamenti si hanno nell’inverno 1944-’45. Milan lamenta la scarsa preparazione e l’insufficiente addestramento davanti alla maggiore perizia del nemico. Nonostante questo, nella primavera ’45, all’avvicinarsi dell’insurrezione, il “comando zona” agli ordini di Barbato e del giellista Marelli è ritenuto l’unico che funziona sul serio, come comando superiore  e a posteriori sarà definito l’unico pronto ad entrare in Torino all’una del 26 aprile12.

È significativo che, a liberazione avvenuta, la parata delle forze partigiane sia aperta proprio da due componenti della banda nata a Barge, ambedue siciliani: Barbato e –
come portabandiera – Aldo Petralia.

Geymonat è arrestato dai nazisti nel novembre 1943 ed incarcerato a Saluzzo e a Torino. Dopo pesanti interrogatori è scarcerato per assenza di prove. È commissario politico della brigata sino all’autunno 1944, quando si trasferisce a
Torino, dove continua il lavoro illegale. Nei mesi trascorsi in città, quasi a gara contro il tempo e per lasciare una eredità culturale, in caso di morte, scrive un testo Studi per un nuovo razionalismo, significativamente stampato con la data 25 aprile 1945, in cui la conclusione della guerra contro il nazifascismo si lega all’impegno per una nuova cultura.

Il dopoguerra. La sconfitta della Resistenza

[…]In una conversazione, di molti anni posteriore, con studenti liceali, Geymonat sintetizzerà i motivi dello scacco dell’innovazione portata dal movimento resistenziale:

  • – la mancata epurazione (da ruoli ed incarichi) e la continuità burocratica dello
  • Stato;
  • – la restituzione delle armi (pesante anche a livello simbolico);
  • – l’impotenza politica, immediatamente evidenziata, delle forze partigiane;
  • – la conservazione della legislazione fascista;
  • – il mancato cambiamento dei rapporti di produzione;
  • – la continuità (anche a sinistra) della cultura tradizionale;

Grave la continuità nella scuola, quindi nella trasmissione di cultura e valori:«Numerosi presidi di scuola media giurarono fedeltà alla repubblica mussoliniana […]. Si è proposto che venissero radiati dal loro posto e retrocessi al grado di semplici professori […]. Ebbene, ci consta che l’ala destra della commisione d’epurazione si è opposta anche a questa minima misura […]. Né basta, abbiamo notizia che simile indulgenza si vorrebbe applicare anche ai direttori didattici, agli ispettori ecc., ossia a tutti quei piccoli e medi gerarchi della scuola fascista che, sia pure loro malgrado, fecero per tanti anni i portatori della voce odiosa del governo di Mussolini. Né altrimenti accade nelle Università […]»

  • Il riemergere, ad ogni livello, delle forze conservatrici fa riemergere il rischiodi svolta reazionaria, l’opinione pubblica è sempre condizionata dalle stesse figure (il direttore della “Stampa” Filippo Burzio), i processi contro i collaborazionisti sono retti da giudici che non hanno rotto con il passato.

Giorgio 2013