La calda estate partigiana

Scritto da Gianvittorio Avondo e Valter Careglio. Postato in Notizie

Tra il 10 e il 20 giugno 1944, sull’entusiasmo dello sbarco in Normandia degli angloamericani, si intensificarono le azioni dei partigiani in pianura, in particolare con azioni di sabotaggio sulla linea Torino-Pinerolo.

Istruzioni più precise sulle modalità delle azioni che andavano condotte giunsero anche da una circolare dirtamata diramata dal CLN piemontese proprio all’inizio dell’estate:

C.L.N.P.

Oggetto: Contributo delle formazioni patriottiche alla lotta in atto. Direttiva dei comandi di settore.

I°) La situazione in atto impone di impegnare in Piemonte quante più forze nazi-fasciste è possibile per obbligare il comando germanico o, a sottrarre forze al fronte di battaglia o a tollerare la disorganizzazione delle linee in ritirata.
2°) A tal fine si deve passare da atteggiamento di attesa fino ad ora tenuto (dislocazione nelle valli chiuse o nelle antivalli) ad un atteggiamento nettamente offensivo, portando le formazioni a portata di impiego rispetto agli obiettivi vitali per il nemico e cioè:
a) grandi assi stradali e ferroviari di comunicazioni: tra Piemonte e Francia (valle Stura di Demonte; valle Dora Riparia e Valle Chisone; valle Dora Baltea).[…]
b) campi di aviazione in uso o in potenza Cameri-Caselle-Verbania; Mirafiori, Airasca, Levaldigi, Scarnafigi;
c) centri logistici di intendenza (Gozzano, Montou Po, Chieri, Carmagnola)

3°) Fino ad ora l’avversario si è imposto attraverso due modalità di repressioni:
a) rastrellamento delle zone in dislocazione delle formazioni patriottiche, effettuate previo il rapido concentramento di raggruppamenti misti ordinati su truppe motorizzate, e truppe da montagna (esempi nei rastrellamenti di Valle di Lanzo, Val Chisone, Val Grana, Val di Casotto)
b) atti terroristici contro la popolazione civile: cattura o fucilazione di ostaggi, saccheggi, distruzione di abitati.
Nella situazione attuale, mancando al nemico forza idonea alle azioni, non sono da temersi rastrellamenti di massa, mentre le relazioni potranno essere evitate, e la formazione patriottica, dopo aver compiuto l’azione di guerriglia resterà a portata tattica di intervento per opporsi alla spedizione punitiva.
4°) E’ ovvio che la pluralità e contemporaneità delle azioni contro le forze e l’organizzazione nazi-fascista sono un fattore a favore dell’attaccante in quanto impediscono al nemico il gioco della manovra. E’ peraltro da considerare che mentre alcuni obiettivi possono essere in qualunque momento convenientemente eliminati (distaccamenti, guardie, porta ordini, o colonne in transito; trasporti militari; campi di aviazione) altri (vie di comunicazione collegamenti, stabilimenti di produzione; depositi; magazzini) assumono diverso valore in rapporto alla situazione.
Di conseguenza, mentre per gli obiettivi della prima categoria si domanda piena facoltà di decisione ai comandi di settore, per quelli della seconda il comitato militare si riserva di impartire di volta in volta le disposizioni del caso (specificazioni degli obiettivi di situazione e autorizzazione di operare in una data zona o in un dato periodo di tempo).
In allegato si riportano alcune istruzioni da seguire per l’attuazione delle operazioni.
5°) Nel corso delle azioni saranno catturati dei prigionieri. In via di principio, per assicurare uniformità di ogni settore si dispone: germanici (combattenti normali) e forze repubblichine con camice grigio verde (per lo più succubi della reazione): trattamento dei prigionieri di guerra.
Immissione nelle bande del personale di nazionalità non germanica che chiede di dare il proprio concorso alla lotta comune; SS germaniche; SS italiane; militi con la camicia nera saranno considerati mercenari fuori legge e soppressi.
6°) Al ricevimento delle presenti direttive ciascun comando di settore:
Provveda con carattere di urgenza a fare assumere alle bande dipendenti le nuove dislocazioni idonee all’azione, indichi gli obiettivi da attaccare ed eliminare, completi le istruzioni con tutte quelle informazioni e dati che l’esperienza del comando fa ritenere opportuno per potenziare il dispositivo.
Ciascuno tenga presente che raramente potrà sorgere altre situazioni nella quale si potrà come nella presente raggiungere risultati definitivi, colpendo ripetutamente e duramente.

Per il Comitato Militare
Il consulente tecnico Militare

Quale fosse all’epoca lo stato d’animo dei partigiani, sospeso tra entusiasmo e tensione, lo possiamo desumere dalla memoria dal tenente Martelli (Raimondo Luraghi) degli Arditi:

Non c'era sosta: ogni sera si partiva per nuove, rischiose, spesso rischiosissime azioni.
Ci eravamo così abituati a quella terribile vita che i nostri sensi si erano acuiti in maniera incredibile: udivamo i minimi rumori alle più grandi distanze, ci muovevamo nel buio della notte come fosse stato giorno.
Come dimenticare quei momenti tremendi e meravigliosi?
Il profumo dei fieni, i mille balsami dei fiori e dei frutti d'estate riempivano l'aria calda e misteriosa delle notti; sopra di noi, il cielo carico di stelle ove le costellazioni brillavano come diamanti di un immenso scrigno capovolto.
Ma quel genere di vita, senza un attimo di tregua nemmeno quando, all'alba, ci si gettava esausti sulla nuda terra a dormire di un sonno teso e febbrile, la mano appoggiata sull'arma, sottoponeva tutti a una tensione difficile da immaginare e da sostenere.*

*Luraghi Raimondo, Eravamo Partigiani. Ricordi dei tempi di guerra, BUR, Milano,  gennaio 2005, p.92.

I partigiani inaugurarono l’estate a Garzigliana, proprio il 21 giugno, requisendo scarpe imboscate da “collaborazionisti” dei tedeschi e distribuirono alla popolazione del luogo quelle da donna e da bambino .
Nello stesso giorno l’ennesimo attacco notturno allo scalo di Villafranca bloccò la linea ferroviaria per circa 12 ore.
Una serie di scontri tra tedeschi e partigiani tra Cavour e Villafranca tra la fine di giugno e l’inizio di luglio generò tuttavia pesanti episodi di rappresaglia, soprattutto nei confronti degli abitanti di Cavour: la rocca fu mitragliata, alcune cascine incendiate, violenze di vario genere furono esercitate sulla popolazione civile.
Altri attacchi alle linee ferroviarie: il 15 luglio ed il 20 agosto ad Airasca, il 28  luglio, il 10 e il 29 agosto a Villafranca .
A questo punto, considerando la vicinanza delle rappresaglie al “quadrilatero” e l’incombente rischio di una delazione, Petralia e Milan decisero pertanto di spostare la base operativa degli Arditi nelle più sicure cave del Montoso, che tuttavia volendo continuare ad effettuare incursioni in pianura presentava il gravissimo inconveniente di avere un unico passaggio obbligato verso la pianura, quello della strettoia della Madonnina di Bagnolo, con rischi di aggressioni da parte dei nazifascisti, come avvenne ad esempio il 29 luglio, quando, nel corso di un agguato ben orchestrato dal comandante della Brigata Nera
Spirito Novena, fu ucciso il partigiano Remo D’Adda.
Solo il 21 agosto gli Arditi torneranno alla loro base originaria del quadrilatero di Staffarda.

Allora ricominciò la vita errabonda dei nuclei Arditi.
Ci eravamo portata dietro la piccola  radio e da essa apprendemmo, pochi giorni dopo, la liberazione di Parigi, la caduta del dittatore Antonescu in Romania e il passaggio di questo Paese dalla parte alleata.
Davvero i romeni erano stati più furbi di noi! Avevano dichiarato l'armistizio e attaccato senza preavviso i tedeschi lo stesso giorno del rovesciamento del dittatore Antonescu!
Noi invece avevamo atteso scioccamente per quarantacinque giorni, dando al nemico il tempo per invadere l'Italia.
Ora l'Esercito Russo era sui confini della Bulgaria, che pure si precipitò ad arrendersi.
Non occorreva altro per incitarci!
Le prime nostre azioni mirarono all'interruzione delle linee ferroviarie essenziali per i rifornimenti nemici; esse furono fatte saltare in diversi punti vitali.
Milan, data l'esigenza di fare ai nazifascisti il maggior danno possibile, aveva diramato l'ordine di consentire le azioni di piccoli gruppi, o anche individuali, quando esse apparissero ben concepite e promettenti di buon esito.*

*Luraghi Raimondo, op. cit., pp.128 e sgg.